Giuseppe Mormino «Alfredo Panzini nelle opere e nella vita» (1939)

Recensione a Giuseppe Mormino, Alfredo Panzini nelle opere e nella vita (Milano-Napoli, Società editrice Dante Alighieri, 1937), «La Nuova Italia», a. X, nn. 7-8, Firenze, luglio-agosto 1939, p. 213.

Giuseppe Mormino «Alfredo Panzini nelle opere e nella vita»

Come diceva già nei Narratori Luigi Russo, il problema Panzini è stato creato dai critici che hanno turbato la grazia limitata e incerta dello scrittore romagnolo inducendolo a complicazioni, ad una ironica interpretazione della vita, oppure ad un infantilismo ad ogni costo che, basandosi su naturali qualità del suo temperamento, le esagerano però e le riducono a retorica. La sensibilità bonaria (di un prodotto carducciano e pascoliano di formazione fine secolo) del Panzini nelle sue delicate reazioni alla vita, viene trasformata nella capacità espressiva «del dissidio tra il suo mondo ideale e il mondo operante» (ci serviamo delle parole del Mormino). E quale è questo suo mondo ideale? Non sarà certo il Mormino a chiarircelo. Egli resta difatti nella posizione tradizionale della critica panziniana elogiativa: e dentro il cerchio di quella illusoria complessità. Il libro del Mormino può invece essere considerato come raccolta di conversazioni di un ammiratore del Panzini: cosí, senza nesso critico ci si presentano delle osservazioni su Panzini e la patria, su Panzini e le donne (anzi la fascetta editoriale annunciava gioiosamente: c’è anche un capitolo su Panzini e le donne), su Panzini antidannunziano (ma non certo oltre il dilemma D’Annunzio superuomo e Pascoli fanciullino), su Panzini e la religione. Nell’ultima parte ci sono «Appunti da sviluppare per una biografia» e mi sembrano ispirati da un brutto panzinismo, da una sottile epica dell’accademico di Bellaria attraverso i gradi della sua carriera professionale.

Aneddoti bonari per colorire, in contrasto, la magnanima figura del protagonista: un po’ come fa Panzini del Cavour.